Nel mondo del vino, ogni dettaglio conta: dall’uva alla bottiglia, passando per la fascetta di Stato. E quando si parla di grandi denominazioni come il Primitivo di Manduria, la questione si fa ancora più seria. Proprio su questo punto si è accesa una polemica che ha visto protagonista, suo malgrado, il tennista Jannik Sinner che, ad oggi, è impegnato nel Grande Slam del Tennis, ossia gli Australian Open.
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Il regalo “di-vino”
Tutto nasce da un dono speciale: 73 bottiglie di vino rosso dedicate a Jannik Sinner, tante quante le sue vittorie fino a Natale scorso. Un’idea del sindaco di Manduria, Gregorio Pecoraro, che ha voluto celebrare il talento del giovane campione con un omaggio unico. Le bottiglie, personalizzate con un’etichetta ad hoc, sono state accompagnate da un vero pacchetto celebrativo: un inno musicale, un pasticciotto creato da un maestro pasticciere, e persino una grafica firmata da Gianni Ippoliti. Tutto molto bello, almeno sulla carta. Ma non è oro tutto ciò che luccica… o meglio, non è Primitivo tutto ciò che è rosso e che proviene dalla Puglia.
La reazione del consorzio
Il problema? Secondo Novella Pastorelli, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, quelle bottiglie non rispettano i requisiti per essere considerate autentiche. Mancano infatti le fascette di Stato, obbligatorie per i vini a denominazione Doc e Docg. Ma perché queste fascette sono così importanti? Lo spiega la stessa Pastorelli: “Ogni fascetta garantisce l’autenticità del vino, protegge dalle contraffazioni e fornisce informazioni cruciali, come l’emblema dello Stato italiano, la sigla Doc e un codice a barre bidimensionale. Senza di essa, non possiamo considerare queste bottiglie come Primitivo di Manduria”. Insomma, secondo il Consorzio, chiamare quel vino “Primitivo” è un uso improprio della denominazione, e questo ha sollevato non poco malumore tra i produttori locali.
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Una polemica che va oltre il vino
Come spesso accade, la questione ha preso una piega politica. Alcuni gruppi locali hanno criticato duramente l’iniziativa, definendola un’offesa ai viticoltori e alla città stessa. Alcune forze politiche di Manduria, tra cui Progressisti e Manduria Migliore, hanno chiesto scuse pubbliche e persino le dimissioni di due assessori coinvolti. Questa vicenda ci ricorda quanto sia fondamentale rispettare le regole delle denominazioni protette. Non si tratta solo di burocrazia, ma di salvaguardare la qualità, l’identità e la reputazione di un prodotto. Per chi ama il vino, ogni bottiglia racconta una storia fatta di territorio, tradizione e passione. Stravolgere questi elementi rischia di danneggiare non solo l’immagine di un vino, ma anche il lavoro di chi lo produce con dedizione.